SPQB: Sono Pazzi Questi Bizantini (e non hanno nomi normali)

I bizantini sono pazzi, questo è bene chiarirlo subito. Ergo, sono divertentissimi da studiare e io li adoro.

Non solo perché erano figli di quella che era probabilmente la società più cosmopolita dell’antichità; non solo perché il loro impero sopravvisse per dieci secoli e mezzo resistendo alle invasioni di Goti, Unni, Persiani e Arabi; non solo perché a Bisanzio, con un po’ di fortuna e abilità, pure un analfabeta o il figlio di un incatramatore di navi poteva diventare Basileus.

Ma non è solo questo che me li fa amare. Io li adoro per i loro nomi. C’è in particolare una famiglia imperiale dell’VIII secolo in cui un mix di perfidia genitoriale e accanimento della sorte ha avuto come risultato una sfilata di nomi improbabili, terribili, abietti.

Capostipite della famiglia era Costantino V, registrato all’anagrafe con un nome tutto sommato ordinario per un imperatore bizantino. Passato però suo malgrado alla storia con l’appellativo di Costantino V Copronimo, che letteralmente in greco significa “nome di merda”. Il soprannome gliel’avevano affibbiato quelle male lingue dei suoi avversari politici, i monaci iconoduli, che si opponevano al divieto imposto dal sovrano di venerare le icone sacre. Quei sant’uomini, con una maturità degna di uno scolaro di terza elementare, avevano sparso in giro la voce che il giorno del suo battesimo l’imperatore avesse avuto un problemino di evacuazione e avesse defecato sul fonte battesimale: da qui il nomignolo di Copronimo. Eh vabbè, quando scappa scappa, pure se sei basileus.

Moneta dell’VIII secolo. A sinistra Costantino V Copronimo, a destra il padre Leone III

Comunque, seppure provato da anni e anni di bullismo, finalmente il Copronimo cresce e diventa un ometto in età da matrimonio. E siccome chi si assomiglia si piglia, chi decide di prendersi in sposa? Ma una con un nome più improbabile del suo, ovviamente: la principessa ebrea Tzitzak, che si legge “Zic-Zac”, immagino. Non ci sono giunte immagini della sovrana, ma io me la sono sempre immaginata come una forbice umana gigante. Almeno nel suo caso però il battesimo, celebrato in età già adulta, migliora la situazione, perché al momento del sacramento le cambiano il nome in Irene.

Ad ogni modo, dalla sventurata coppia vede la luce Leone, anche lui destinato a diventare imperatore. E se pensavate che Leone Lucia Ferragni fosse vittima della più sfortunata combinazione di nomi esistenti, sappiate che c’è di peggio. C’è lui, Leone IV il Cazaro. Con una sola Z, mi raccomando. Appellativo ereditato da parte di madre, che era appunto di etnia cazara, appartenente ad un popolo delle steppe storico alleato di Bisanzio.

leone lucia schifato

Uno schifatissimo Leone Lucia Ferragni

A rompere questo idilliaco quadretto familiare però arriva improvvisamente un antagonistail cognato malvagio cerca di usurpare il trono a Costantino. Il suo nome è Artavadze, che non ho idea di come si pronunci e per scrupolo non voglio sapere cosa significhi. Artavadzfjjgkj comunque regnerà per poco più di un anno, tra il 741 e il 743, perché poi Costantino riprenderà in mano la situazione e, con molta sportività, lo farà accecare e rinchiudere in monastero, dimenticato da Dio e dagli uomini.

A un certo punto però, siccome ci deve pur essere un limite al peggio, finalmente in famiglia arriva una con un nome normale.

irina_28st_sofia29Leone il Cazaro infatti si prende per moglie una che si chiama Irene. E si chiama proprio Irene dalla nascita, senza bisogno di battesimi riparatori e cambi di generalità d’emergenza. Peccato che l’unica cosa che questa Irene ha di normale sia il nome. Dopo qualche anno di matrimonio infatti la sposina inizia a manifestare segni di squilibrio: fa avvelenare il marito, per assumere il potere nelle sue mani e regnare insieme al figlio di 9 anni Costantino VI. Siccome però la politica del “in due c’è più gusto” non fa proprio per lei, una volta diventato adulto, vede bene di far detronizzare, accecare e infine uccidere anche il figlio e tenersi l’impero tutto per sè. Ah, e dato che, come vi dicevo, i bizantini sono pazzi, l’hanno pure fatta santaSanta Irene la Giovane, festeggiata il 7 agosto. Segnatevelo sul calendario.

Potrei andare avanti per ore, ma per stasera forse è meglio che mi fermi qui. Di FocaMichele III il Methuso (ossia l’ubriacone), Romano I Lecapeno e Alessio V Marzuflo (cioè dalle sopracciglia cespugliose) ve ne parlo un’altra volta.

2 comments

  1. Molte imprecisioni che rovinano l’effetto comico: l’iconoclastia era stata introdotta dal padre di Costantino V, ossia Leone III l’Isaurico. Circa Tzitzak (il cui nome era probabilmente già letto Gigiak come lo farebbe un greco d’oggi, vedi la salsa tzatziki) non ci sono prove che fosse parte della nobiltà cazara convertita all’ebraismo.
    Il nome dello zio di Costantino, tramandatoci dalle fonti, era Artabasdos (la b in greco medievale si leggeva già v come in quello moderno) ed è sicuramente la forma del nome armeno Artavazd (che si legge con la z dolce e la d indurita in t).
    Infine l’epiteto di Alessio V era Murzuflo con la u e su di lui non avevano molto da dire dato che regnò due mesi!

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