Federico II alle crociate: Dio lo vuole (oppure il Papa?) [2°puntata]

Allora, dove eravamo rimasti? Si parlava di Federico II e di quanto fosse figo, mi pare. Nella prima puntata (che trovate qui), vi ho raccontato di come Costanza d’Altavilla lo diede alla luce nella piazza principale di Jesi (con un travaglio pubblico degno dei peggiori reality sulla gravidanza di MTV), dell’ascesa alla corona imperiale e del rapporto col suo tutore, Papa Innocenzo III. Nella puntata di oggi invece ficcheremo il naso nella vita sentimentale del nostro eroe e seguiremo la sua avventura, a tratti un po’ brancaleonesca, alle Crociate.

fede alle crociate

Vi ricordate? Nel 1215 Federico era tornato dalla Germania tutto contento e baldanzoso, con in testa la corona del Sacro Romano Impero. Il suo angelo custode Innocenzo III lo aveva accolto a braccia aperte, ma gli aveva fatto promettere che mai e poi mai avrebbe congiunto in un unico stato l’Impero e il Regno di Sicilia: per lo Stato Pontificio sarebbe  stato troppo grosso il rischio di essere schiacciato dalla fusione di due colossi simili.

Giusto un anno dopo, nel 1216, Innocenzo morì, lasciando il posto a Papa Onorio III, un caro uomo con una sola fissa nella vita: fare le crociate. «Ah Federì, visto che te piace sta’ ar centro dell’attenzione, famme la cortesia, pijia ‘na barchetta e parti pe’ Pechino Express-Terrasanta edition… se me fai ‘sto gran favore te giuro che t’incorono imperatore pur’io.», proponeva il pontefice. E lo incoronò davvero, nella basilica di San Pietro, il 22 novembre 1222. Riguardo alla Crociata però Federico, che mirava in realtà a estendere il suo regno su tutta la penisola italiana, continuava a nicchiare: «Eh, Signor Papa, io partirei pure, ma son pieno di problemi. C’ho i ribelli Saraceni in Sicilia, i principi tedeschi che litigano…poi mi si è ammalato il gatto e in ogni caso domani ha messo pioggia. Ne riparliamo più avanti magari».

In effetti Federico di incombenze ne aveva parecchie: era impegnato a trasformare il suo regno al Sud Italia nello stato centralizzato più moderno che si fosse mai visto. Portò avanti riforme amministrative, legislative ed economiche (destinate poi a culminare nelle Costituzioni di Melfi del 1231), mettendo al loro posto i prepotenti feudatari locali. Fondò a Napoli la prima università statale d’Europa, costruì fortezze e popolò la sua corte di intellettuali che ebbero il merito di porre le basi per la futura letteratura italiana (vi dice qualcosa la Scuola siciliana?). E in tutta questa frenesia di riforme, come ogni star, ebbe pure il tempo di scrivere il proprio best-seller: “De arte venandi cum avibus”, ossia un trattato sulla caccia praticata con gli uccelli, attività in cui, tanto per cambiare, era un campione indiscusso.

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Castel del Monte ad Andria (Puglia), una delle fortezze di Federico II

Nel frattempo l’Imperatore era purtroppo rimasto vedovo, essendogli venuta a mancare, nel 1222, la moglie Costanza d’Aragona. Fu così che Papa Onorio III, che non riusciva proprio a mettere da parte il cruccio del Santo Sepolcro occupato dagli infedeli, pensò bene di fare da cupido al sovrano e procurargli una nuova moglie, Jolanda di Brienne che, guarda un po’ il caso, era figlia proprio del re di Gerusalemme.

Il matrimonio non iniziò esattamente col piede giusto. Innanzitutto la sposa aveva 13 anni e a dirla tutta era anche un po’ racchia; in sostanza, non era la candidata ideale per un Federico trentenne, col mondo in pugno e avvezzo alle più affascinanti donne d’Europa. Le cronache ci dicono che, già alla prima notte di nozze, il sovrano aveva trovato una piacevole distrazione in Anaisdama ventenne, esotica, disinibita, nonché cugina della sposa. E bravo Fede, ti è andata bene che la povera Jolanda era giovane e inesperta, perché se fossi stato mio marito ti avrei fatto vedere i sorci verdissimi. E quella non fu che la prima di tante scappatelle a cui, ad un certo punto, seguì una vera e propria sbandata, una quelle passioni che ti sconquassano la vita.

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Federico e Bianca (dal Codex Palatinus Germanicus 848)

Agli anni di matrimonio con Jolanda infatti risale anche l’inizio della relazione con Bianca Lancia, il suo unico vero grande amore. Tra le poche informazioni certe che abbiamo di lei c’è il fatto che fosse bellissimadi origine piemontese, che abbia dato a Federico tre figli(Costanza, Manfredi e Violante, nati tra il 1230 e 1233) e che i due si siano sposati soltanto quando lei era ormai sul letto di morte. Tra le tante leggende che sono poi fiorite su questo rapporto, invece, ce n’è una che racconta di un Federico gelosissimo che, temendo che la gravidanza di Bianca fosse il frutto di un adulterio, fece rinchiudere l’amata nella torre di un castello di Gioia del Colle. Vinta dal dolore e dall’umiliazione Bianca, come estrema prova di innocenza, si sarebbe recisa i seni per farli recapitare all’Imperatore, insieme al neonato che, a quanto pare, era il suo ritratto sputato. Dopo di che sarebbe passata a miglior vita, lasciando però il suo spettro ad infestare la torre.

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Gregorio IX

Ma mettiamo da parte le leggende e ritorniamo ai fatti. Papa Onorio III morì nel 1227, senza la soddisfazione di veder Federico intraprendere la tanto agognata crociata. Al soglio pontificio salì allora Gregorio IX che, fin da subito, mostrò un’indole meno paziente del predecessore:
«Ah Federì, allora? La famo sta crociata?»
«Guardi, Santo Padre, veramente mi si è appena rotta la caldaia, dovrei andare…»
«Ah, e così fai lo gnorri? E allora beccate ‘sta scomunica.»

Essere scomunicati all’epoca non era un problema da poco, perché nessuno era tenuto ad esser fedele ad un sovrano espulso dalla Chiesa; Federico quindi, seppur strisciando i piedi, si decise a partire. Purtroppo però, siccome la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo, dopo pochi giorni di traversata…TAC, una bella pestilenza colpì le truppe, costringendo le navi ad un repentino rientro in porto. Il Papa, a cui il sovrano aveva già fornito, come alibi per evitare la partenza, una ventina di nonne morte e una dozzina di “Il cane mi ha mangiato le mappe di navigazione”, pensò di esser stato preso per i fondelli per l’ennesima volta e ribadì la scomunica.

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Federico e il Sultano

L’anno successivo, per la serie “Provaci ancora Fede” il nostro eroe ripartì, proprio per dimostrare a Gregorio IX che lui la buona volontà stavolta ce la stava mettendo tutta. Arrivato in Terrasanta, però, come al solito, fece le cose nel suo stile: non ci pensò nemmeno a sguainare la spada, ma si presentò al cospetto del Sultano Al-Malik al-Kamil e gli disse: «Al, parliamo da persone mature. Ti propongo un accordo.» Il Sultano, che era una persona ragionevole (era lo stesso che nel 1219 aveva accolto con amicizia la visita di San Francesco d’Assisi) accettò: in quattro e quattr’otto, grazie alla diplomazia di Federico, Gerusalemme era tornata in mano ai cristiani, fatta eccezione per pochi luoghi sacri cari ai musulmani.

L’Imperatore quindi tornò in Italia, dove Gregorio XI lo aspettava in testa ad un comitato di accoglienza non troppo festoso: il Papa, oltre ad aver approfittato dell’assenza del sovrano per mettergli contro le città italiane, era ben poco soddisfatto del modo in cui Federico aveva risolto la questione gerosolimitana  «Ma come» protestava il Pontefice «Te se manda in Terrasanta con l’ordine de dà a ‘sti infedeli una pizza tarmente forte da faje piagne tutto l’arbero genealogico fino a Maometto…e te che fai? Ce piji er the coi pasticcini e ce fai la pace? Vai a fà er fijo de’ fiori… “Semo tutti fratelli, volemose bene“? Nun me versi manco una goccia de sangue in onore de Gesùcristosignorenostroonnipotente?»
«Chiedevate Gerusalemme ed io ve l’ho restituita cristiana. Ora sta a voi restituire alla Cristianità il suo Imperatore» tagliò corto Federico. Il Pontefice dovette farsi andare giù il boccone. Federico aveva portato a termine il compito, la scomunica doveva essere ritirata e la Chiesa doveva riaccoglierlo in seno.

Tuttavia questa non fu che la prima battaglia della lunga guerra che oppose i due massimi poteri dell’epoca e che sarà destinata a trascinarsi ancora a lungo. Ma se volete sapere come finisce la storia dovete aspettare ancora un po’ e darmi il tempo di scrivere il terzo ed ultimo capitolo, il più amaro, che parla di guerretradimentieventi luttuosi e, ovviamente, altre scomuniche. A presto e come sempre stay tuned.

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